TRENT’ANNI DI…CICLI BIONDI

TRENT’ANNI DI…CICLI BIONDI

«Buongiorno! Vorrei vedere la nuova Bianchi con gruppo elettronico ad undici velocità».

Una richiesta come se ne sentono tante ogni giorno da Cicli Biondi. Una richiesta che se fosse arrivata trent’anni fa, nel 1986, sarebbe entrata in pieno diritto in un libro di fantascienza. Perché di strada le due ruote in questo tempo ne hanno fatta parecchia. Proprio come quel negozio in via Boselli a Piacenza.

I cavi dei freni e del cambio si nascondono ormai all’interno di telai sempre più leggeri, le mountain bike presentate in una gamma di modelli praticamente infinita. E pensare che nel 1985 la prima MTB tutta italiana firmata da Cinelli non aveva nemmeno un ammortizzatore.

Sì, ne sono passate davvero tante di uscite in trent’anni. Generazioni di ciclisti si sono passate il testimone ed hanno cambiato, quasi inconsapevolmente, il modo di vivere le due ruote.

«Avete ancora quel telaio vintage degli anni Ottanta?»

Moreno Argentin nel 1986 portò a casa la maglia di Campione del Mondo su una Specialissima in acciaio. Senza troppi fronzoli. Era la vetta più alta della tecnologia del tempo. Oggi è semplicmente vintage. Quei telai che non conoscono nemmeno il termine “sloping” e che dovettero aspettare ancora un anno, il 1987, per scoprire un materiale innovativo. Oggi nei garage di tantissimi cicloamatori. Quel carbonio lanciato sul mercato da Giant.

«Non è che avreste una city bike?»

Se in trent’anni la tecnologia ha fatto passi da gigante ed oggi è quasi un peccato non avere al polso qualcosa di “smart” che quasi si allena al tuo posto, ci sono anche delle tradizioni che non sono cambiate. Una di queste è senza dubbio quella della bici da città. Un telaio, due pedali, un rapporto e magari un cestino. Sì, magari si è aggiunto qualche colore ed altri sono andati in pensione. Ma la semplicità di una citybike paga sempre. Ed oggi come trent’anni fa quella canna di acciaio può valere come passaggio per qualche donzella. Certe cose – per fortuna – non cambiano mai.

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